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(documentata e scritta da Anila Corai)

Nella zona definita già in antiche mappe della Pordenone del '500, "Laghetti S. Gottardo", che si articolava tra l'allora Via dei Cappuccini e comprendendo una roggia che fluiva nel fiume Noncello e confinava con il territorio del convento dei frati Cappuccini, ebbe inizio la storia della Corderia CORAI.

Giovanni Maria Corai, nato a Corva di Azzano X° il 15.09.1798 ed arrivato a Pordenone nel 1814, aveva acquistato nel 1854 diversi mappali della zona sopra citata.

Ma fu il figlio Felice Fortunato Corai il fondatore della Corderia. Nato a Pordenone il 02.09.1829, venne chiamato alla leva nel 1850 e passò un lungo periodo nella Marina Asburgica dove acquisì l'arte della fabbricazione delle corde. Ritornato a Pordenone, dopo la morte del padre avvenuta nel 1858, ereditò la proprietà e realizzo la prima andana (pista) per la produzione di corde, usando una ruota di legno e ferro azionata a mano che muoveva i fusi per la ritorcitura del filato di canapa (materia prima con cui veniva prodotto tutto il cordame nel 1800). Il posto esiste ancora a tutt'oggi nella proprietà della pronipote Anila Corai, sita in Via Dogana Vecchia al n° 5.


Resto dell’antico muro del convento dei Padri Cappuccini.


Con il frutto del suo lavoro, il 31.08.1885 Felice Fortunato Corai potè acquistare la costruzione adiacente alla sua proprietà: quello che rimaneva del convento dei frati Cappuccini, distrutto dalle truppe Napoleoniche nel 1809 (edificio composto da due piani e dieci stanze con tutto il terreno circostante), raggiungibile da via dei Cappuccini attraverso l'allora Strada dei Consorzi di ditta Dogana (ora via Dogana Vecchia) che portava sino al fiume Noncello.

Ciò permise al suo laboratorio di divenire vera e propria azienda che dopo la sua morte (24.03.1895), passò alla guida del figlio maschio maggiore Giovanni Battista Corai, allora ventiseienne, il quale sin da giovanissimo aveva sempre prodotto le corde assieme al padre fornendo anche il fratello minore Giuseppe che si occupava in gran parte della vendita nei mercati rionali. Gio Batta Corai aveva creato pure un telaio per la produzione manuale della treccia e della cinghia di canapa; a quel tempo la canapa arrivava in corderia allo stato grezzo, in balle da 100/200 Kg. e veniva pettinata e filata a mano dalla moglie, Clementina Campagnol, già esperta filatrice della allora concorrente corderia Falomo di PN.



Nel 1899, Gio Batta impiantò una nuova andana (pista) per la produzione dei cordami ed un nuovo laboratorio attiguo ad un laghetto della sua proprietà

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e nel 1925 aprì il primo negozio di cordami a Pn, in Corso Vittorio Emanuele, gestito poi dai figli Davide e Tommaso fino al 1969.

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Foto del negozio in Corso Vittorio Emanuele (cliccate sulle anteprime per veder la foto in grande).

Nel 1930 lasciò la direzione dell'azienda al figlio Davide che studiò e realizzò nuovi metodi di lavorazione delle corde; in particolare, egli progettò una turbina che trasformava l'energia idrica (proveniente dai laghetti di proprietà) in energia meccanica, mediante la quale venivano azionati i fusi per la torsione delle corde e degli spaghi consentendo un lavoro meno manuale e faticoso, bensì più industriale.

  
Uno dei laghetti Corai da cui proveniva l’energia idrica che faceva funzionare le turbine della Corderia. L’altro laghetto a fianco della Corderia.

Nel 1935, Davide Corai promosse e fu amministratore delegato di una grande Società con il fratello Tommaso, i cugini Iddo e Giovanni ed altri quattro soci, siglata C.O.R.A.I. (Corderia Operaia Regionale Articoli Inerenti).

Lo scioglimento della società (avvenuto nel 1945) non ostacolò i progetti che Davide Corai aveva per quella Corderia di famiglia iniziata proprio nel vasto territorio (13.000 mq.) citato inizialmente, comprendente due laghetti e una roggia, siti al n°5 di via Dogana Vecchia. Con l'aiuto dei tre figli sviluppò l'azienda, costruendo nel 1950 un altro laboratorio dove venne installata una seconda turbina ad acqua che faceva funzionare un ritorcitoio creato espressamente per la produzione di tutti gli spaghi e della limetta (prodotto particolare usato dai tappezzieri).


Il laboratorio dove venivano prodotti tutti i diametri di spaghi.


Nel 1955 realizzò una nuova pista di 100 mt. per produrre corde della medesima lunghezza, con l'installazione di una nuova smaglia azionata da motore a scoppio.

  
Il mastro Cordaio realizza nella pista di 100 mt una corda di 48 capi (finita di diametro 40mm) per fornire il Porto di Marghera (VE) per l’ormeggio delle imbarcazioni.

Nel 1960 ampliò il vecchio laboratorio iniziale realizzando una grande costruzione coperta con pista di 80 mt., dove vennero piazzate nuove smaglie per la lucidatura dei prodotti, altri motori ed una gomitolatrice.

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Qui lavorarono per parecchio tempo anche otto dipendenti e ciò permise alla Corderia di far fronte a grosse produzioni e forniture in varie parti d'Italia. Per tale impegno lavorativo, Davide Corai nel 1956 ricevette l'onorificenza di CAVALIERE DEL LAVORO e fu proposto come direttore dell'Associazione degli Artigiani Pordenonesi, incarico che egli ricoprì dal 1956 al 1970, anno della sua morte.

  
Il Cav. Davide Corai (secondo da sinistra)...... e al lavoro in una delle piste della sua Corderia in via Dogana Vecchia, 5 a Pordenone.

Al figlio Daniele Corai, Maestro Artigiano con oltre 65 anni di esperienza, va il merito di aver continuato questa azienda storica sia in campo produttivo che commerciale, ottenendo dalla camera di Commercio di Pordenone nel 1985 il premio "Fedeltà al Lavoro e Progresso Economico" ed il diploma di Antica Bottega Artigiana e di averla trasmessa sino ad oggi attraverso le due figlie Anila e Ketty e i generi Gabriele e Denis.

L’azienda storica è stata citata anche nel libro su Pordenone intitolato “Pordenone, come eravamo” di Giuseppe Ragogna presentato nel Dicembre del 2010.


Oggi, il risultato della dedizione, della capacità e della determinazione di questi Maestri Artigiani continua con l'ANTICA CORDERIA CORAI S.N.C. con sede a Cordenons (PN).


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