Con il frutto del suo lavoro, il 31.08.1885 Felice Fortunato Corai potè
acquistare la costruzione adiacente alla sua proprietà: quello che rimaneva del
convento dei frati Cappuccini, distrutto dalle truppe Napoleoniche nel 1809
(edificio composto da due piani e dieci stanze con tutto il terreno
circostante), raggiungibile da via dei Cappuccini attraverso l'allora Strada
dei Consorzi di ditta Dogana (ora via Dogana Vecchia) che portava sino al fiume
Noncello.
Ciò permise al suo laboratorio di divenire vera e propria azienda che dopo la
sua morte (24.03.1895), passò alla guida del figlio maschio maggiore Giovanni Battista Corai, allora
ventiseienne, il quale sin da giovanissimo aveva sempre prodotto le corde
assieme al padre fornendo anche il fratello minore Giuseppe che si occupava in
gran parte della vendita nei mercati rionali. Gio Batta Corai aveva creato pure un telaio per la produzione
manuale della treccia e della cinghia di canapa; a quel tempo la canapa
arrivava in corderia allo stato grezzo, in balle da 100/200 Kg. e veniva
pettinata e filata a mano dalla moglie, Clementina Campagnol, già esperta
filatrice della allora concorrente corderia Falomo di PN.
Nel 1899, Gio Batta impiantò una
nuova andana (pista) per la produzione dei cordami ed un nuovo laboratorio
attiguo ad un laghetto della sua proprietà
e
nel 1925 aprì il primo negozio di cordami a Pn, in Corso Vittorio Emanuele,
gestito poi dai figli Davide e Tommaso fino al 1969.
Foto del negozio in Corso Vittorio Emanuele (cliccate sulle anteprime per veder la foto in grande).
Nel 1930 lasciò la direzione dell'azienda al
figlio Davide che studiò e realizzò
nuovi metodi di lavorazione delle corde; in particolare, egli progettò una
turbina che trasformava l'energia idrica (proveniente dai laghetti di
proprietà) in energia meccanica, mediante la quale venivano azionati i fusi per
la torsione delle corde e degli spaghi consentendo un lavoro meno manuale e
faticoso, bensì più industriale.
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Uno dei laghetti Corai da cui proveniva l’energia idrica
che faceva funzionare le turbine della Corderia. | L’altro laghetto a fianco
della Corderia. |
Nel 1935, Davide
Corai promosse e fu amministratore delegato di una grande Società con il
fratello Tommaso, i cugini Iddo e Giovanni ed altri quattro soci, siglata
C.O.R.A.I. (Corderia Operaia Regionale Articoli Inerenti).
Lo scioglimento della società (avvenuto nel 1945) non ostacolò i progetti che Davide Corai aveva per quella Corderia
di famiglia iniziata proprio nel vasto territorio (13.000 mq.) citato
inizialmente, comprendente due laghetti e una roggia, siti al n°5 di via Dogana
Vecchia. Con l'aiuto dei tre figli sviluppò l'azienda, costruendo nel 1950 un
altro laboratorio dove venne installata una seconda turbina ad acqua che faceva
funzionare un ritorcitoio creato espressamente per la produzione di tutti gli
spaghi e della limetta (prodotto particolare usato dai tappezzieri).
Il laboratorio dove venivano
prodotti tutti i diametri di spaghi.
Nel 1955 realizzò una nuova pista di 100 mt. per produrre corde della medesima
lunghezza, con l'installazione di una nuova smaglia azionata da motore a scoppio.
Il mastro Cordaio realizza nella
pista di 100 mt una corda di 48 capi (finita di diametro 40mm) per fornire il
Porto di Marghera (VE) per l’ormeggio delle imbarcazioni.
Nel 1960 ampliò il vecchio laboratorio
iniziale realizzando una grande costruzione coperta con pista di 80 mt., dove
vennero piazzate nuove smaglie per la lucidatura dei prodotti, altri motori ed
una gomitolatrice.